JPLUS_TOP

I Cinque Stelle: dall’eccezionalità di Grillo all’ordinarietà di Conte

  • Il Centrista
  • di Pino Pisicchio
  • 26 Febbraio 2024
  • 4 minuti di lettura

Non c’è dubbio: la transizione più ardita da “cosa politica” antagonista e protestataria, con dotazione di doppio guru- l’uno ( Casaleggio senior) hippy ieratico e l’altro (Grillo) sanguigno bestemmiatore- ad un ordinario partito personale ( di Conte) della cui presenza la scena pubblica già pullula, è quella del Movimento Cinque Stelle. Prima aveva quell’aria strana di teatro dell’assurdo, un po’ Ionesco e molto Debord, giovane e simpaticamente inconsapevole, energeticamente sfrontata e, soprattutto, non “appariva” strumento per splendide carriere di fondatori e garanti, che si facevano levatori di generazioni di “uguali”, tenendosi fuori dalla politica politicata. Poi il curioso succedersi di tanti dimenticabili “uno-vale-uno”, con facce stralunate ma tiritere addomesticate e tutte uguali, davanti ai microfoni dei tg, è stato sostituito dalla composta apparizione di Giuseppe Conte. L’avvocato di Volturara nasce come ultimo fratello putativo del Movimento, ma adesso, dopo una stagione di epurazioni che hanno espunto tutto ciò che poteva apparire inciampo nell’esercizio dell’egemonia, lo governa pienamente. La differenza con Casaleggio e Grillo Sr.? Quella tra chi traccia il cammino dall’alto della montagna sacra e chi si implica un po’ più giù, alle sue pendici. Al punto di fare per due volte il primo ministro, con due diverse maggioranze a polarità contrapposta, appena messo piede in politica. Chapeau! De Gasperi per fare il capo di governo italiano dovette da giovane fare il deputato in Austria, poi fondare un partito, passare da invisibile il tempo del fascismo tra canoniche e biblioteche vaticane e poi rivoltarsi pure la giacchetta lisa e farsi prestare un cappotto per andare ad esigere una dignità per i vinti italiani al cospetto dei vincitori. Altre remote storie, capisco. Ma oggi i Cinquestelle di Conte come arrivano alle europee? Intanto bisogna dire che appare ancora incerta la famiglia europea di appartenenza del Movimento, che fu tra i fondatori nel 2014 del partito euroscettico dell'Europa della Libertà e della Democrazia Diretta, rimanendovi fino al 2019. Dall'ottobre 2023 ha cominciato ad imbastire trattative per l’adesione al Partito Verde Europeo, che però non sembrerebbero, ad oggi, ancora aver prodotto esiti significativi. Dunque chi vota Cinque Stelle lo farà guardando soprattutto alla politica italiana, premiando o no la sua presenza ( e la sua comunicazione) nel dibattito pubblico nazionale. Premierà, dunque, o boccerà la politica di Conte e l’appealing dei suoi candidati. Quale sia la politica del Movimento, oltre un costante antagonismo al governo, non è semplicissimo dire se si adottano le categorie classiche della toponomastica ideologica. È un soggetto di Sinistra? Di Centro? O di Destra? Non chiamiamo a soccorso la memoria degli ultimi sei anni: la collaborazione attiva con Salvini nel Conte I lo collocherebbe a Destra: quella col Pd, subito dopo, col Conte II a Sinistra, le professioni di democristianità di Conte, diffuse a piene mani proprio nel periodo dei due governi, portarono molti osservatori a salutare l’arrivo del nuovo federatore del Centro. In realtà l’unica certezza appare quella del destino di frustrazione della Schlein nel tentativo di tener legato il capo del M5S al fronte della sinistra: l’inevitabile competizione del Movimento sembra nutrita dalla volontà di egemonia dell’intera area da parte del loro leader, favorita anche dalla conta proporzionale del prossimo turno europeo. Con quali chances? I sondaggi lo collocano intorno al 15/16%, ma, occorre ricordare che le performances dei Cinque Stelle alle europee, così come a tutti gli appuntamenti elettorali che poggiano sul voto di preferenza, registrano valori più bassi di quelli delle politiche. Infatti, se nelle politiche del 2013 conquistavano il 25,66% dei voti, alle europee del 2014 registrarono più di 4 punti in meno, il 21,1; nel 2018 alle elezioni Parlamentari l’apoteosi con il 33%, ma alle europee del 2019 solo il 17,07; alle politiche del 2022, infine, la percentuale precipitò al 15,6%. Se la divaricazione tra politiche ed europee dovesse mantenersi i sondaggi di oggi apparirebbero troppo generosi e così il sogno di egemonia dell’ex premier. Staremo a vedere: di sicuro l’esperimento camaleontico del nuovo Movimento post-grillino appare interessante. Dalla straordinarietà “situazionista” dei fondatori, all’ordinarietà leaderistica della stagione contiana: se dovesse funzionare Conte merita un Oscar alla carriera.

JPLUS_TOP